05 Luglio 2022

We are the flood. Noi siamo il diluvio

di Redazione Cralt Magazine
L'urgenza di raccontare le crisi ambientali in corso attraverso i nuovi linguaggi dell'arte 
Le opere di tredici artisti internazionali. Uno spazio espositivo sotterraneo nel cuore di Trento. L'urgenza di raccontare le crisi ambientali in corso attraverso i nuovi linguaggi dell'arte e della scienza. Il secondo appuntamento di "WE ARE THE FLOOD. Noi siamo il diluvio", la piattaforma liquida su crisi climatica, interazioni antropoceniche e transizione ecologica ideata da MUSE - Museo delle Scienze di Trento e dall'artista Stefano Cagol, si sposta da Palazzo delle Albere, dove lo scorso 8 aprile aveva inaugurato la prima parte della mostra, a un altro luogo storico di Trento: lo Spazio Archeologico Sotterraneo del Sas (S.A.S.S.) di piazza Battisti.

Il secondo capitolo della mostra, realizzato in collaborazione con la Soprintendenza per i beni culturali della Provincia Autonoma di Trento e il Centro Servizi Culturali Santa Chiara e pianificato a basso costo e impatto ambientale, si sviluppa lungo l'intero percorso di visita del sito archeologico con tredici opere, alcune delle quali inedite, che dialogano con i resti architettonici antichi. Video, fotografie, sculture e altre installazioni accompagnano alla riflessione su temi come precarietà, etica, interdipendenza delle nostre scelte. Un viaggio attraverso la spettacolarizzazione degli eventi climatici estremi e la percezione annebbiata che ne abbiamo.

«Le nuove sfide dell'Antropocene sono talmente prevaricanti - afferma Carlo Maiolini, referente del programma MUSE 'Science & Humanism' - che ormai è chiaro che il discorso debba allargarsi a un senso del 'noi' al livello di specie. E questo sembra possibile solo appellandosi a ciò che più genuinamente - ed evolutivamente - ci rende umani: la filosofia, il teatro, la musica, la letteratura, le arti. Per attivare un cambiamento, un Antropocene in cui finalmente l'uomo sia forza generativa, non distruttiva».

«In questo secondo appuntamento - sottolinea l'artista e curatore del progetto Stefano Cagol - è fondamentale l'apertura agli artisti under 35 che sono stati invitati tramite una open call. Confrontarsi con le loro posizioni e vedere la determinazione dei loro punti di vista offre un ulteriore spunto di riflessione e questa mostra vuole essere principalmente proprio questo: un'occasione per pensare».

Queste chiavi di lettura e spunti di riflessione sono proposti al pubblico da artisti contemporanei di fama internazionale come il belga Hans Op de Beeck, il collettivo spagnolo PSJM, l'australiana Janet Laurence, l'artista del Kirghizistan Shaarbek Amankul e gli italiani Sacha Kanah, Fabio Marullo e Barbara De Ponti.

L'altra grande novità di questo secondo capitolo di WE ARE THE FLOOD è la presenza di cinque artisti under 35 selezionati tramite open call: Micol Grazioli, Silvia Listorti, Giulia Nelli, Giacomo Segantin, g. olmo stuppia.

Le opere sono state scelte dal curatore Stefano Cagol insieme al gruppo di lavoro composto da Carlo Maiolini e Massimo Bernardi del MUSE e un board of research advisors che include curatori come Blanca de la Torre, Alessandro Castiglioni, Elisa Carollo, Rachel Rits-Volloch e Khaled Ramadan.

Immagine da: www.muse.it

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