08 Luglio 2024

Wandrè La chitarra del futuro

di Redazione Cralt Magazine
Dopo avere realizzato la prima chitarra elettrica di Adriano Celentano, l’unica usata da Francesco Guccini e quelle più care ai Nomadi, anche in Italia non mancano ovviamente illustri estimatori

Il Museo internazionale e biblioteca della musica del Settore Musei Civici Bologna dedica una mostra alla figura leggendaria di Antonio “Wandrè” Pioli (Cavriago, 1926 - 2004), fondatore negli anni Cinquanta della prima fabbrica di chitarre elettriche in Italia e inventore di alcuni dei modelli più innovativi e sperimentali nella storia mondiale di questo strumento, vere e proprie opere d’arte pop intrise di futurismo, surrealismo, metafisica e astrattismo, ancora oggi tra le più ricercate dai collezionisti di ogni paese.

Il progetto espositivo Wandrè La chitarra del futuro, visibile nella Sala Mostre del museo dall’11 maggio all’8 settembre 2024 con ingresso gratuito, è a cura di Marco Ballestri con la collaborazione di Oderso Rubini e del collettivo I Partigiani di Wandrè (Paolo Battaglia, Gianfranco Borghi, Luca e Loris Buffagni, Riccardo Cogliati, Mirco Ghirardini, Giorgio Menozzi, Johnny Sacco, Adelmo Sassi) che tiene viva la memoria della sua straordinaria avventura artistica e umana.

Fin dalla sua nascita, il Museo della Musica si è proposto come luogo di conservazione e promozione del patrimonio musicale, ma anche come uno spazio dinamico, di scambio e di scoperta, aperto a tutti gli appassionati della musica in tutte le sue forme.

Se nel 2004 la campagna inaugurale è culminata nella mostra Fender Stratocaster: 50 anni di un mito, celebrativa del mezzo secolo di vita del modello di chitarra elettrica più famoso al mondo, per festeggiare il ventesimo anno di attività il museo ha scelto di proporre un'altra iniziativa espositiva dedicata alla produzione di Wandrè, oggetto di culto e venerazione per gli appassionati di strumenti musicali vintage.

La mostra presenta oltre 50 pezzi tra chitarre, bassi e contrabbassi, ognuna con la sua storia e con la sua personalità unica: pezzi iconici e irripetibili per forma, colore, tecnica e materiali utilizzati. Il percorso, contestualizzato con altre opere dell’artista realizzate dal 1970 alla fine degli anni ’90, esprime molto bene il carattere di Wandrè: pop e al contempo psichedelico, dieci anni prima della psichedelia.

Antonio Pioli, in arte Wandrè, nasce a Cavriago, paese in provincia di Reggio Emilia, il 6 giugno 1926. Arruolatosi a 17 anni nelle formazioni partigiane sull’Appennino reggiano, al termine della guerra si diploma e intraprende la professione di liutaio raccogliendo il testimone dal padre Roberto, che costruisce in particolare violini.

È il primo in Italia a costruire chitarre e bassi elettrici e ha un progetto ben preciso: trasformare la chitarra da attrezzo di lavoro per il musicista in una vera e propria protesi dell’artista per il transfert delle emozioni. 

La produzione si realizza nell’avveniristica fabbrica dalla pianta rotonda e open space, la soluzione architettonica, con una vetrata circonferenziale e un’apertura centrale sul tetto concavo, consentiva agli operai di vedere costantemente il cielo, così che ricordassero di essere persone libere. Wandrè infatti riteneva che il lavoro, anche quando piace, non è mai una condizione naturale per l’uomo, ma sempre una fonte di coercizione.
La direzione si basava su una leadership convocativa, che prevedeva il coinvolgimento degli operai nell’organizzazione e pianificazione del lavoro, nonché nella realizzazione delle campagne pubblicitarie.

Negli ultimi 40 anni le sculture fruibili per musica di Wandrè hanno affascinato molti chitarristi statunitensi, tra cui 
Frank Zappa, che nel 1986 aggiudicò a due Wandrè (Scarabeo e Oval) il primo e il secondo posto al concorso “Miss off the wall” (concorso promosso dalla rivista americana Guitar Player, deputato a eleggere la chitarra più eccentrica rinvenuta durante l’anno). Ace Frehley, chitarrista newyorkese dei Kiss, utilizzò una Bikini durante il tour del 1981. Buddy Miller, chitarrista di New Orleans (Emmylou Harris, Band of Joy et al.) suona abitualmente un paio di Soloist e Peter Holmström ha suonato con diverse Wandrè (B.B., Teenagers, Polyphon) nei concerti italiani dei Dandy Warhols. Anche il chitarrista e attore americano Johnny Depp è un fan delle Wandrè, tanto che ha voluto omaggiare l’amico Joe Perry (chitarrista degli Aerosmith) con una Brigitte Bardot di colore blu nassau, a detta di quest’ultimo, “la chitarra perfetta per il blues”.
Adozione particolarmente intrigante delle Wandrè è quella di Sean Taro Ono Lennon e Charlotte Kemp Muhl. I due hanno fondato nel 2008 i GOASTT (Ghost Of a Saber Tooth Tiger), gruppo neo-psichedelico che promuove una musica ricca di atmosfere magiche e suggestioni oniriche, estremamente colta a dispetto dell’apparente semplicità. Inevitabile che fra questi artisti e le chitarre di Wandrè scaturisse un’attrazione fatale. Fra le Wandrè possedute da Sean una Scarabeo, progettata nel 1965 dopo il tour italiano dei Beatles, la cui paletta è stata modellata sul profilo del volto di suo padre John.
Dopo avere realizzato la prima chitarra elettrica di Adriano Celentano, l’unica usata da Francesco Guccini e quelle più care ai Nomadi, anche in Italia non mancano ovviamente illustri estimatori, fra cui i chitarristi Federico Poggipollini, Massimo Martellotta, Alex Kid Gariazzo, Marco Colombo, Francesco Fry Moneti, Filippo Graziani, Max Bonfrisco e tanti altri.

Nel 1968 Wandrè cessa la produzione di strumenti e si dedica al confezionamento di originalissimi capi di abbigliamento, poi nel 1970 entra a fare parte del movimento 
Fluxus.

La mostra 
Wandrè La chitarra del futuro è accompagnata da un catalogo pubblicato da Comune di Bologna | Settore Musei Civici Bologna, contenente le prefazioni istituzionali di Elena Di Gioia, Eva Degl’Innocenti, Jenny Servino, Mauro Felicori e testi di Marco Ballestri, Francesco Guccini, Lorenzo Frignani. Il volume è disponibile in esclusiva presso il bookshop del Museo della Music

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