Il Castello del Buonconsiglio e le sedi distaccate di Thun, Beseno, Stenico e Caldes si aprono all'estate 2021 con mostre e allestimenti che renderanno accattivante l'offerta culturale dei manieri provinciali. Naturalmente anche nel corso del 2021, in tutte le sedi museali, sarà garantita una visita in completa sicurezza con accesso contingentato con prenotazione obbligatoria nel pieno rispetto dei protocolli anticovid.
La stagione espositiva si aprirà il 4 giugno a Castel Stenico con la seconda tappa (la prima, al Castello del Buonconsiglio, causa pandemia, è stata ben poco visibile visto la chiusura del museo) della mostra Gli apostoli ritrovati.
Capolavori dall'antica residenza dei Principi vescovi, curata da Giuseppe Sava, e visitabile fino al 5 settembre 2021 nella preziosa Sala dei Fiori. La rassegna, organizzata dal museo con l'aiuto della Soprintendenza, racconta l'affascinante storia di un fortunato ritrovamento di due magnifiche sculture seicentesche in bronzo dorato facenti parte della serie dei dodici Apostoli fino al 1803 conservata al Castello del Buonconsiglio.
Dopo questo periodo di esse si perse però ogni loro traccia. Recentemente sul mercato antiquario milanese sono apparse due di queste statuette, gli apostoli Paolo e Filippo, riconoscibili alle estremità di una foto storica rintracciata nell'Archivio fotografico del museo. Non va dimenticato poi che dal sito internet del museo si può accedere alla visione di una serie di corti video di approfondimento degli aspetti più affascinanti dei due bronzetti.
Il 18 giugno Castel Thun vedrà due inaugurazioni: il nuovo allestimento dedicato alla collezione di carrozze, ricavato nella grande sala del Cantinone completamente restaurato, e la mostra fotografica sulla famiglia Thun allestita nella Biblioteca. Tra le testimonianze materiali della mobilità e dei trasporti, oggetto quest'anno di una nutrita serie di manifestazioni tra Trentino, Alto Adige e Tirolo volute dall'Euregio, vi sono a buon diritto le carrozze e le slitte dell'antica famiglia Thun, una serie unica nel suo genere in ambito regionale e preziosa per varietà tipologica, costruttiva e decorativa. La raccolta consiste in undici esemplari di carrozze e quattro slitte, oggetto di accurato restauro da parte della Soprintendenza per i beni storico-artistici negli anni 2002 e 2003.
Il suo ritorno a Castel Thun dopo decenni di lontananza e la sua esposizione definitiva nel maniero permetterà ai visitatori di seguire con maggiore completezza il percorso dentro e fuori il castello, cogliendo in tutte le sue articolazioni gli aspetti più significativi della vita dei suoi aristocratici abitanti, tra le sue mura e nella società del tempo. La collezione raccoglie i mezzi appartenuti alla famiglia Thun di ramo trentino e alla famiglia Thun di ramo boemo, che acquistò il castello negli anni venti del Novecento, restaurandolo e integrandolo nell'arredo con manufatti e dipinti. Tra i veicoli di maggior taglia vi sono carrozze di servizio come la Vis à vis, le Mylord e la Brougham; di misura più ridotta sono alcune carrozze da diporto come le Phaeton, la Linzerwagen e la Break Vagonette. Ciascuna denominazione corrisponde a una tipologia rispondente a funzioni, dal normale trasporto al mezzo attrezzato per la caccia o per le passeggiate in campagna.
Accanto alle carrozze la raccolta vanta alcuni esemplari di slitta, testimonianza di un fortunato turismo invernale della regione ai tempi della Belle époque prima dello scoppio della Grande Guerra. Tra queste una slitta Vittoria, una slitta Phaeton e due slitte Spider, di cui una finemente decorata con scene invernali. L'esposizione dei mezzi è accompagnato da una serie di apparati multimediali di grande suggestione realizzati da theBuss, che permetteranno al visitatore di immergersi nelle atmosfere tra Ottocento e inizio Novecento: la ricostruzione di alcuni momenti di dialogo tra i membri della famiglia Thun, le foto storiche dei suoi ultimi membri in carrozza, antiche testimonianze su viaggi, tragitti e pericoli porteranno i visitatori a un vero tuffo nel passato.
'Di luce e d'ombra. Memorie fotografiche della famiglia Thun' è il titolo della mostra che Castel Thun ospiterà fino al 19 settembre. Realizzata in collaborazione con la Soprintendenza per i beni culturali la mostra esplora la ricca collezione di fotografie appartenuta ad alcuni importanti rami della famiglia Thun. Poco oltre la metà dell'Ottocento, anche per questa importante famiglia la messa in scena della propria esistenza trova nell'album fotografico uno straordinario strumento di narrazione e conservazione della memoria.
Dalle carte de visite agli scatti dei primi decenni del Novecento, le occasioni da ricordare si frammentano e si moltiplicano negli album e in singolari assemblaggi di fotografie, con sequenze di ritratti singoli e di gruppo, celebrazioni ufficiali, occasioni mondane e travestimenti in costume, viaggi e villeggiature, interni domestici a Praga, Zara, Vienna e a Castel Thun, offrendo imprescindibili testimonianze della vita e delle relazioni di un casato di rilevanza europea.
Rinviata l'anno scorso per la pandemia la mostra evento dell'anno sarà dedicata a 'Fede Galizia, mirabile pittoressa' al Castello del Buonconsiglio. Non sono molte le pittrici che hanno lasciato un segno nella storia dell'arte ma tra Cinque e Seicento alcune raggiunsero fama e successo: accanto a Sofonisba Anguissola e Artemisia Gentileschi spicca anche Fede Galizia, pittrice di origine trentina, che sarà celebrata al Castello del Buonconsiglio, dal 3 luglio al 24 ottobre 2021, con la prima mostra monografica a lei dedicata.
Documentata a Milano a partire almeno dal 1587, vive prevalentemente nella città lombarda fino alla morte, avvenuta dopo il 1630. Il trasferimento - da Trento a Milano - della famiglia Galizia, di origini cremonesi, avvenne probabilmente sulla scorta del poliedrico padre, Nunzio, artista pure lui, impegnato nel mondo della miniatura, dei costumi, degli accessori, ma anche in quello della cartografia. Fede - un nome programmatico per l'Europa della Controriforma - ottiene un successo straordinario tra i committenti dell'epoca, tanto che opere sue raggiungono, prima del 1593, tramite la mediazione di Giuseppe Arcimboldi, la corte imperiale di Rodolfo II d'Asburgo.
Gli studi novecenteschi, soprattutto italiani ma non solo, hanno dato particolare risalto all'attività di Fede come autrice di nature morte, alle origini di questo fortunato genere. Ma è ormai tempo di ripensare nel suo complesso il profilo dell'artista, che realizza soprattutto ritratti ma anche pale d'altare, destinate a sedi tutt'altro che locali. In mostra un'ottantina di opere tra dipinti, disegni, incisioni, medaglie e libri antichi. Oltre a opere di Fede Galizia, Plautilla Nelli, Sofonisba Anguissola, Lavinia Fontana e Barbara Longhi, ci saranno lavori di Arcimboldi, Bartholomeus Spranger, Giovanni Ambrogio Figino, Jan Brueghel e Daniele Crespi, provenienti dai più importanti musei italiani, come la Pinacoteca di Brera e il Castello Sforzesco di Milano, gli Uffizi di Firenze, l'Accademia Carrara di Bergamo, Palazzo Rosso di Genova, la Fondazione Cini di Venezia, la Galleria Borghese di Roma, oltre ad alcuni prestiti internazionali: dal Muzeum Narodowe di Varsavia, dal Ringling Museum of Art di Sarasota, dal Palacio Real de la Granja di San Ildefonso, oltre che da alcuni collezionisti privati. Tramite l'articolata presentazione delle opere dell'artista e adeguati confronti di altrettanto livello qualitativo, la mostra, curata da Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa, aspira a rispondere, a tante domande, incredibilmente tuttora di grande attualità: perché Fede Galizia piaceva tanto? Quali sono le ragioni del suo successo nell'epoca in cui visse? Quanto ha pesato, in questo, il suo essere donna? Come cambia l'apprezzamento di un'opera d'arte tra il lungo crepuscolo del Rinascimento e il mondo di oggi?
A Castel Caldes nel corso dell'estate si susseguiranno due iniziative diverse. La prima è organizzata in collaborazione l'Apt Val di Sole in occasione dei Mondiali di mountain bike che si disputeranno proprio a Caldes. Si tratta una mostra fotografica di scatti storici della celebre agenzia fotografica Magnum tutti dedicati al mondo del ciclismo, dal titolo La vita di corsa con suggestivi ricordi di alcuni Tour de France e gare nei velodromi francesi. Alcune fotografie del 1939 sono di Robert Capa quando venne incaricato dalla rivista Match di seguire il Tour.
La seconda rassegna è dedicata ad alcuni protagonisti della cultura solandra dal XVI al XX secolo, attraverso dipinti, incisioni e libri, e tra questi, in particolare, quanti hanno dato un contributo significativo al loro tempo. Personaggi di primo piano, come ad esempio Jacopo Aconcio, di Ossana, che fu segretario di un principe vescovo Madruzzo, un diplomatico e un uomo di legge, a Vienna, Milano, Basilea e Zurigo, per poi trasferirsi a Londra, dove accompagnò all'attività di ingegnere quella di filosofo, dando alle stampe alcuni dei testi più avanzati del periodo sul tema della tolleranza; o ancora editori, entrambi di Termenago, come Donato Fezzi e Nicolò Bevilacqua, formatosi a Venezia e capace di avviare a Torino la prima stamperia sabauda. Inoltre, artisti come il pittore Francesco Marchetti, spesso al servizio dei Thun, e Domenico Guardi, capostipite di un'illustre famiglia di pittori che nel Settecento farà fortuna a Venezia, o Bartolomeo Bezzi, mirabile maestro ancora poco conosciuto che, nell'Ottocento, si cimentò con successo sul tema del paesaggio, per finire con Paolo Vallorz.
E ancora: ecclesiastici attivi nella carriera diplomatica e patroni d'arte sacra, come Giacomo Migazzi, e patrioti risorgimentali come il garibaldino Ergisto Bezzi. Saranno esposti dipinti e documenti provenienti in primis dalle collezioni del museo, con molti materiali inediti e per la prima volta esposti, nonché volumi prestati dalla Biblioteca Comunale di Trento, nonché opere di collezionisti privati. L'insieme fornirà un quadro variegato degli interessi e del valore degli uomini che, nati in Val di Sole, hanno poi fatto fortuna e si sono affermati al di fuori di essa, mantenendo tuttavia sovente stretti legami con il loro territorio d'origine. Rievocarne l'esistenza, attraverso le più significative testimonianze coeve, e descriverne gli aspetti più importanti con intriganti narrazioni tra le mura di Castel Caldes è il primo tributo pubblico ai principali protagonisti della terra solandra dal Cinquecento ai nostri giorni.
fonte publicnow