Negli anni ’80 lo status symbol per eccellenza era il computer. Poi nei primi anni ’90 fu la volta del cellulare. L’ultimo in ordine di tempo potrebbe essere identificato con lo smartphone, in particolare con l’iphone.
Letteralmente, si sa, il significato della locuzione è: “qualunque segno esteriore (oggetto, comportamento) che venga riconosciuto dalla maggior parte delle persone come indice di appartenenza a una classe socio-economica elevata, o come dimostrazione di prestigio sociale.
Oggi, i bisogni cedono il posto ai desideri, questo perché nella società odierna i bisogni sono stati quasi del tutto soddisfatti quindi ora sono i desideri a indirizzare la maggior parte delle scelte di consumo.
Compriamo più di quanto ci serve, acquistiamo oggetti non tanto per la loro necessità o per il piacere di adoperarli, il cosiddetto valore d’uso, quanto per quello che rappresentano, perché sono degli status symbol.
Lo status symbol dei nostri giorni tra i giovani è la velocità, l’essere sempre in movimento, mai riposare perché c’è concorrenza, in ogni campo, lavorativo e social. Il bisogno di uno status symbol da seguire, come la magrezza eccessiva, il culto del corpo, l’essere ricercati da tutti in modo evidente, ci portano a dover sempre dimostrare un qualcosa, che se non c’è, sei tagliato fuori dalla società moderna, in una continua ricerca di un’identità che non si ha. Questi status sono una sorta di “pass” per entrare nell’ambiente sociale ed integrarvisi in modo stabile.
Anche il mondo della moda e del lusso comunicano sempre qualcosa. Possono essere usati come simboli, come icone di stile. Noi non compriamo abiti, ma status symbol. Un valido metodo di marketing è per esempio ricorrere alla figura del testimonial, scegliendo un modello noto in quanto icona di bellezza e seduzione.
Lo status symbol di oggi è qualcosa che noi moralmente non appoggiamo, però inconsapevolmente seguiamo, ed entra a far parte della nostra cultura.