06 Dicembre 2024

Sole d’autunno

di Redazione Cralt Magazine
Il capolavoro ritrovato

In occasione della recente acquisizione dell’opera Sole d’autunno, la Galleria Civica Giovanni Segantini di Arco intende presentare al pubblico il capolavoro segantiniano  nella cornice di un nuovo allestimento che ne valorizzi la centralità nel percorso della ricerca pittorica del pittore arcense, e il ruolo fondamentale di passaggio nell’evoluzione della sperimentazione segantiniana tra gli anni briantei e l’aprirsi della fase più intensa della sua attività dopo il trasferimento nei Grigioni, quando un rinnovato senso del colore, e della luce, si impone quale nucleo fondante di una nuova concezione estetica. Si tratta di un dipinto di eccezionale importanza, e dalla prestigiosa storia collezionistica acquistato presso la Galleria Bottegantica di Milano.

Non più esposta dal 1954, anno della rassegna Pittori Lombardi del Secondo Ottocento (Como, Villa Comunale dell’Olmo), l’opera riemerge finalmente agli occhi del pubblico dopo settant’anni. Nel contesto italiano, la musealizzazione di Sole d’autunno da parte del Comune di Arco per una cifra di 3 milioni di euro, costituisce uno dei più grandi acquisti pubblici mai avvenuti di un’opera del nostro Ottocento e in particolare la maggiore acquisizione segantiniana a partire dal 1927. Un capolavoro della cultura artistica nazionale entra oggi a far parte del patrimonio pubblico, favorendo non solo gli studi su Giovanni Segantini, ma su tutta la pittura dell’Ottocento Italiano.

In questa cornice, e nell’occasione del centoventicinquesimo dell’anniversario della scomparsa di Segantini, la Galleria dedica un focus sull’ininterrotto legame che la città di Arco da sempre mantenne vivo con la memoria del pittore, a partire dalla commissione del monumento a Leonardo Bistolfi e che si rinnova, oggi, con l’acquisto di un’opera finalmente restituita alla collettività e visibile dopo settant’anni dall’ultima esposizione.

Il dipinto, in rapporto alle sue specificità iconografiche, tecniche e pittoriche, rappresenta uno dei capisaldi della pittura di Segantini, configurandosi come uno dei suoi più importanti lavori, oggi noti, del 1887.

La tela, da leggere in continuità con i risultati raggiunti con l’opera Alla Stanga, 1885-1886 (Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna), viene elaborata dal pittore nel momento in cui, complice la riflessione stimolata da Vittore Grubicy, sperimenta nell’Ave Maria a Trasbordo, 1886 (St. Mortiz, Segantini Museum) una prima istintuale – e non sistematica – applicazione della stesura divisionista. L’uso dell’impasto a colori puri è più libero, la pennellata articola in modo complesso la superficie, facendosi ora più corposa, ora più allungata; le sottili variazioni cromatiche, svincolate dalla convenzionalità crepuscolare degli anni briantei, restituiscono meticolosamente i valori cromatico-luministici studiati dal vero.

La centralità di Sole d’autunno è connessa altresì al soggetto rappresentato, icona di primaria importanza del naturalismo segantiniano, collegato ad altri due capolavori della sua produzione quali Allo sciogliersi delle nevi, 1888 (St. Moritz, Segantini Museum) e Vacche aggiogate, 1888 (Basilea, Kunstmuseum).

Sotto il profilo tematico, il dipinto costituisce inoltre un vero e proprio momento di frattura rispetto alle opere dei primi anni Ottanta del XIX secolo. La tela supera infatti l’impasse letteraria dell’idillio tragico ed elegiaco, al fine di celebrare una più diretta esaltazione della natura nei suoi valori essenziali, svincolandola così da una rilettura sentimentale per avvicinarla, invece, ad una concezione panica e universale, entro ciò che il pittore definisce «simbolismo naturalistico».

La straordinarietà di quest’acquisizione risiede anche nella storia collezionistica della stessa, passata dalla collezione di Alberto Grubicy (1887) a quella dell’importante famiglia Dall’Acqua (1894), transitando poi nella collezione Rossello (ante 1926), una delle più consistenti e importanti collezioni di tutto il Novecento italiano.

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