Il secondo conflitto mondiale lasciò il nostro Paese un cumulo di rovine ma accanto alla distruzione ci ha lasciato anche alcuno beni che oggi si ha il coraggio di riacquisire e riusare. Il patrimonio della seconda guerra mondiale in Sardegna diventa un plus semplicemente utilizzando i bunker di guerra come una nuova frontiera del turismo sostenibile, naturalistico ed escursionistico.
La stessa denominazione del progetto, ‘B&Bunker’, associa la prima parte dell’acronimo alle tante declinazioni dell’accoglienza, dell’ospitalità e dell’informazione turistica.
Il progetto dovrà anche tenere conto dell’ampiezza degli spazi dei fortini. Nella maggior parte dei casi queste postazioni militari sono composte da una bassa torretta di avvistamento con ampie feritoie per l’uso di armi da fuoco, spesso affiancata da piccoli edifici utilizzati per l’alloggio della guarnigione, il ricovero delle derrate e delle munizioni. Accanto si possono poi trovare delle ex piazzole per mitragliatrici della batteria antiaerea, rifugi e trincee.
La nuova destinazione d’uso delle oltre 500 fortificazioni stimate in Sardegna, e presenti soprattutto lungo le coste Sud, Ovest e Nord dell’Isola, sarà definita dalle singole amministrazioni locali sulla base di bandi che potranno usufruire di un finanziamento regionale di 5 milioni di euro in due anni, con un massimo di 50 mila euro per la riqualificazione di ciascun bene.
Accanto alla valorizzazione in chiave turistica dei fari costieri voluta dalla Regione, arriva ora una proposta di legge per riqualificare le ex postazioni militari e rispondere così alle nuove esigenze ricettive di un’utenza sempre più attenta a vacanze alternative.
“È un potenziale enorme – spiega il consigliere regionale Luigi Crisponi – se recuperati questi bunker potrebbero rispondere alla riduzione della disoccupazione giovanile, all’aumento dell’imprenditoria e all’incremento del patrimonio culturale”. “È possibile coniugare due aspetti – aggiunge il collega Michele Cossa – la riscoperta di un patrimonio un po’ sconosciuto e il forte richiamo turistico”.”La sfida – chiarisce il capogruppo Attilio Dedoni – è quella di restituire questo patrimonio da riqualificare alla conoscenza e all’uso strategico in campo turistico”.