Apre i battenti il nuovo Museo Archeologico. Documenta le vicende della romana Feltria, municipium che aveva competenza sulle vallate alpine comprese tra Belluno e Trento, come è testimoniato da una scritta scolpita ad oltre 2000 metri d’altezza sul Monte Pergol, nella catena del Lagorai. Un territorio vastissimo che rendeva Feltria tra i più rilevanti centri dell’alta terraferma veneta.
Ad essere stato creato dal Comune di Feltre, d’accordo con la Sovrintendenza Archeologica competente, è un museo di nuova generazione, luogo di esposizione di reperti spesso unici, ma anche e soprattutto luogo dove la Storia si fa racconto. Per offrire un viaggio che inizia all’interno del Museo per espandersi nell’intera città, conducendo ai luoghi di rinvenimento dei reperti esposti o di collocazione dei principali monumenti della città romana e, ancor prima, retica. Mille anni di vita di Feltre, dalla civiltà retica alla caduta dell’Impero. Qui ogni reperto esposto è abbinato ad un sistema di approfondimento digitale, che si connette ad un archivio web, richiamato tramite QR Code direttamente sullo smartphone del visitatore. Altri dispositivi multimediali, quali videoproiettori, monitor, diffusori acustici, accompagnano il percorso espositivo, rendendolo altamente interattivo.
Ma ad essere suggeriti dal nuovo Museo sono anche itinerari che idealmente conducono molto lontano da queste terre. Come nel caso della rarissima iscrizione di Anna Perenna, singolare (e ambivalente) figura di divinità testimoniata a Feltre e nel quartiere Parioli a Roma, dove in anni molto recenti è stato rinvenuto un suo santuario, con una cisterna al cui interno gli archeologi hanno trovato una ventina di lamine con maledizioni e figurine antropomorfe di materiale organico entro piccoli contenitori.
Sempre a Roma conduce il monumento funebre dedicato a Lucius Oclatius Florentinus, pretoriano feltrino di illustre lignaggio, morto all'età di 24 anni. “Sepolto due volte”, caso rarissimo, a Feltre e a Roma, all’imbocco della via Cassia. Unica persona, due monumenti funebri che, per la prima volta, saranno riuniti al Museo grazie al prestito del secondo da parte del Museo Archeologico Romano della Capitale.
La lettura incrociata di tali manufatti consente di ricostruire le vicende del più ampio nucleo familiare noto della Feltre romana.
Ad accogliere il visitatore nel nuovo Museo è la scenografica parata di capitelli ionico-italici in pietra tenera di Vicenza. L'attigua sala è invece dedicata alla piccola statuaria e mostra il gusto raffinato degli ornamenti delle ricche dimore locali tra il I sec. a.C. e il II d.C. La fontanella, rinvenuta nel 1926 in via Mezzaterra, evoca gli zampilli che dovevano risuonare in un elegante giardino e l'enigmatico sorriso della Testa di Satiro, trovata poco distante nel 1935, trasporta in un mondo di miti legati a Dioniso e al suo seguito.
Davvero insolite le circostanze del rinvenimento del busto di efebo, copia romana del Narciso di Policleto, scoperto nel 1986, murato nei palazzetti Bovio-Da Comirano. Nella sala dedicata ai culti è possibile ammirare la monumentale statua di Esculapio in marmo greco, emersa durante gli scavi sul sagrato del Duomo nel 1974, che costituisce oggi la più grande rappresentazione del dio della medicina di tutta l’Italia centro-settentrionale ed è uno dei pezzi più iconici del Museo civico archeologico.
Accanto ad essa l'ara votiva all'antichissima dea delle origini di Roma, la già citata Anna Perenna. Due altre sale propongono una carrellata sui culti funerari attestati nel Feltrino: dalle iscrizioni, come quella a Celio Montano dall'elaborata decorazione scolpita, al frammento di un imponente sarcofago di età imperiale emerso negli scavi di palazzo Bizzarini nel 2002.
Non mancano reperti rinvenuti in aree sepolcrali di remoto utilizzo quale quella del cimitero urbano, che offrono un esempio degli oggetti che accompagnavano il defunto nel suo viaggio nell'aldilà: dagli ornamenti della persona a monete e suppellettili in terracotta, vetro soffiato e metallo. Del tutto particolare la tomba di Aeronia Maxima rinvenuta a Sovramonte negli anni '50, composta da un'urna tufacea contenente ossa incinerate, un'iscrizione e un piccolo corredo.
Il salto nel tempo di duemila anni dalle sale del Museo prosegue in un percorso cittadino che delinea una vera e propria carta archeologica a cielo aperto, testimoniando l'antica ricchezza culturale di un'area di cerniera tra montagna e pianura.