Napoli, ma non solo Napoli questo è un destino comune a tante città italiane, ha il privilegio di avere una serie di itinerari turistici rinomati che potremmo definire, con una accezione abusata di questi tempi, "Mainstream" che vanno dal lungomare al Castel dell'Ovo al Maschio Angioino, dal Duomo a Capodimonte fino ai Decumani.
Tanti musei rinomatissimi dal MANN al PAN e tanti altri che non stiamo qui ad elencare per evitare che queste poche righe assomiglino ad un estratto da una guida turistica. Quello che vogliamo sottolineare è che oltre questi posti da prima serata sulla Rai ci sono migliaia, forse milioni di altri itinerari e luoghi degni di essere non solo notatati ma visitati e scoperti.
Noi privilegiamo sempre questa seconda opzione perché ci piace dare ai nostri soci letture altre rispetto a quanto battuto dai grandi flussi turistici per far scoprire loro l'autenticità di questa città. Mettere insieme arte figurativa e arte culinaria - perché tale è lo street food napoletano - non è blasfemìa, ve lo assicuriamo.
C’è un piccolo museo che racconta tre secoli di città: è la Collezione Bonelli, l’unica raccolta al mondo, dedicata a una singola città, con più di venti aree tematiche, dove oggetti e cimeli raccontano più di tre secoli di storia e cultura partenopea.
La fondazione “Casa dello scugnizzo” ospita in modo permanente questo verace e affascinante viaggio nel passato, nel quale saremo accompagnati dal curatore, Gaetano Bonelli, giornalista e cultore di storia patria, che da oltre 40 anni, ha messo insieme testimonianze che riguardano urbanistica, trasporti, politica, gastronomia, arredo per la casa, che consente di scoprirne scenari e particolari e di conoscerne a fondo la storia.
Tra le varie aree, quelle dedicate alla fotografia e all’emigrazione hanno un particolare carico emotivo. La visita sarà arricchita da un tour dedicato alla street art e dall’immancabile assaggio della pizza fritta, diventato l’emblema del rione Materdei, i cui vicoli ospitarono una procace Sofia Loren nei panni della pizzaiola nel celeberrimo “L’oro di Napoli” di De Sica .
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