Negli undici spazi espositivi della Casa-Museo Boschi Di Stefano sono riunite circa trecento delle oltre duemila opere raccolte da Antonio e Marieda Boschi Di Stefano, distribuite adottando un criterio di successione cronologica e di selezione qualitativa curato da Maria Teresa Fiorio ex Direttore delle Civiche Raccolte d’Arte di Milano.
La collezione rappresenta una straordinaria testimonianza della storia dell’arte italiana del XX secolo – comprendente pitture, sculture e disegni – dal primo decennio del Novecento alla fine degli anni Sessanta.
All’ingresso si trovano i ritratti dedicati ai coniugi Boschi e le ceramiche della stessa Marieda, indi attraverso un corridoio con tele di Severini e di Boccioni si raggiunge la “sala del Novecento italiano” con opere di Funi, Marussig, Tozzi, Carrà e Casorati.
Fra le volontà testamentarie di Antonio Boschi si prevedeva che l’appartamento di via Jan 15, dove lui e Marieda avevano a lungo vissuto, fosse aperto al pubblico come casa-museo, ospitando una selezione delle opere da loro raccolte. Per motivi di sicurezza e di conservazione non è stato possibile mantenere l’integrità originaria di quello che Ornella Selvafolta descrive come «un museo abitato» dove “gli spazi, l’allestimento e gli arredi risultano quasi sottomessi alle ragioni dell’arte”.
Nel 1927 ha inizio la vita coniugale di Antonio Boschi e Marieda Di Stefano. Conosciutisi l’anno precedente durante una vacanza in Val Sesia, decidono immediatamente di sposarsi, ma le convenzioni sociali del tempo impongono un periodo di fidanzamento. Lui, classe 1896, è un giovane ingegnere di origine novarese, appena assunto alla Pirelli, ove svolgerà una brillante carriera, testimoniata da numerosi e importanti brevetti come, uno su tutti, il GIUBO (Giunto Boschi). Nel suo passato l’incarico come dirigibilista durante la Prima Guerra Mondiale, un’esperienza di due anni nel ramo ferroviario a Budapest appena laureato e una grande passione per la musica, in particolare per il violino.
La Fondazione Boschi Di Stefano nasce nel 1998 a superamento di una vertenza giudiziaria insorta fra gli eredi Boschi e il Comune di Milano per assicurare l’adempimento, voluto nel testamento dell’Ingegnere Boschi, di ricollocare nella casa dove aveva vissuto con la moglie una selezione delle opere della collezione. In collaborazione con Philippe Daverio, allora Assessore Comunale alla Cultura, si pervenne all’accordo di dar vita a una Fondazione che fosse amministrata in modo paritario da rappresentanti del Comune e da rappresentanti della famiglia; affiancati dal Direttore delle Civiche Raccolte d’Arte, all’epoca Dottoressa Maria Teresa Fiorio, realizzatrice dell’attuale selezione e ordinamento espositivo della collezione.