"Il_bunker Soratte. Una montagna di storia". Questo il titolo dell'appassionato libro scritto a due mani da Gregory Paolucci e Giuseppe Lo Gaglio, che ben coglie la valenza di una struttura che non fu solamente infrastruttura bellica e architettura militare moderna e innovativa d'avanguardia. Il bunker si fa testimonianza culturale, sociale e storica.
Il Monte Soratte (con la sua posizione strategica), come il bunker che accoglie, non è solo una montagna di storia nel senso letterale e figurativo del termine; ci parla di luoghi, culture, abitudini di un'epoca e della loro evoluzione nel tempo. Dell'Italia e soprattutto di Sant'Oreste, a cui è profondamente legato.
Un racconto che passa per due poli: la descrizione tecnica e specifica, che ci addentra nel contesto militare, e quella di tutela, recupero e valorizzazione recenti del bene culturale, anche a cura della Soprintendenza, per la promozione, la fruizione e la sua 'accessibilità', soprattutto alle nuove generazioni.
Ne nasce "un percorso della memoria" che fa dialogare passato e presente, con uno sguardo al futuro.
Tanto che si è dato vita a un vero e proprio Museo diffuso a cielo aperto 'vivente' del Soratte, militare, civile, sociale, culturale, storico.
Sono ancora visibili, infatti, i segni dei bombardamenti.
Non mancano storie reali di civili del posto che raccontano che, spesso, i santorestesi avevano un rapporto non conflittuale con le truppe militari tedesche, che appaiono umane con la popolazione e integerrime sul fronte bellico.
Del resto i santorestesi durante la guerra mostrarono un forte senso di umanità, senza differenze di nazionalità né distinzioni fra alleati e nemici; dettero ospitalità e protezione ovviamente agli alleati inglesi ed americani il cui arrivo il 6 giugno fu festeggiato.
Ma non si può parlare di alleati senza citare l'azione dei partigiani, con le storie del dott. Manlio Gelsomini e di Epimenio Liberi, entrambi medaglia d'oro al valore militare alla memoria, o di Don Morosini.
E poi c'è l'aura leggendaria del mito del "tesoro della banca d'Italia". Del misterioso "oro del Soratte e di Mussolini", che sarebbe stato custodito qui nel bunker.
Da un lato ci sono però anche le epistole dalla prigionia di Betghe, raccolte in "Resistenza e resa", di guardia al Comando del Soratte, che raccontano le atrocità commesse dei tedeschi.
Dall'altro storie come quella di Vienna Iezzi, una bimba del posto dispersa, soccorsa e accudita dai tedeschi, che poi imparò il tedesco e fece da interprete. Il Feldmaresciallo Albert Kesselring stesso aprì un'indagine per ritrovarla.
O l'altra di un operaio che lavorò alle gallerie, soprannominato "San Francesco" perché aveva sempre con sè una gabbietta con un uccellino; in realtà era una spia che nascondeva nella gabbia una radiolina con cui modificò il piano di bombardamento del Soratte, provocando così soltanto la rovina di qualche edificio e due soli morti civili.
O quella della spia altoatesina Ottorino Borinche,dal Comando Supremo sul Soratte, per tre mesi dette informazioni sugli spostamenti delle truppe tedesche al servizio segreto americano: l'OSS di Peter Tompkins.
Il Soratte ancora oggi è un riferimento nelle rotte di volo civili e militari. Posizione elevata, vicina a Roma, isolata ma facilmente accessibile, ideale per realizzare il bunker, costruito da più di mille operai e minatori.