Queste catacombe, scoperte nel 1859, costituiscono uno degli esempi migliori di strutture cimiteriali della comunità ebraica di Roma, presente nella città già dal II secolo a.C. e divenuta sempre più numerosa soprattutto in epoca imperiale.
Quando si approccia ad alcuni tipi di "monumenti" non è solo il valore storico che risalta ma, immediatamente, ci si immerge in un caledidoscopio di sensazioni ed alla fine della visita si è più ricchi, ma non solo di sapere e di conoscenza quanto di virtù.
L’ingresso alle catacombe avviene attraverso una vasta aula rettangolare, in origine a cielo aperto ed in seguito divisa in due parti e coperta da una volta, probabilmente per essere utilizzata come sinagoga.
Le gallerie presentano tombe a “forma”, cioè scavate nel pavimento, loculi chiusi da mattoni, arcosoli e le caratteristiche sepolture a Kôchim, di origine fenicia, costituite da tombe a forno a più piani. Alcuni cubicoli dipinti riportano, oltre a motivi floreali e raffigurazioni di animali, anche soggetti tipici della religione ebraica come l’arca della legge e il candelabro a sette braccia. Da notare invece l’assenza di iscrizioni in ebraico. Le catacombe raggiunsero il loro massimo sviluppo nel III e IV secolo d.C.