“La ricreazione a distanza. Una manica di studenti alle prese con quei pezzi di insegnanti” è un’interessante opera a metà strada tra romanzo e saggio scritta da un docente, che ama il suo lavoro ma che è anche conscio di tutte le difficoltà e le problematiche insite nella scuola.
Michele Canalini ci racconta cosa significa essere insegnanti ai giorni nostri, quando i problemi politici, economici e amministrativi nazionali non giovano all’istituzione scolastica, quando è sempre più difficile relazionarsi con i ragazzi di questa generazione, e quando infine arriva anche una pandemia a complicare le cose, mettendo distanza tra gli alunni e i docenti e rendendo arduo il lavoro degli insegnanti.
L’autore ci regala una parte di saggistica divulgativa in cui, senza appesantire troppo la narrazione, ci parla dei processi normativi, storici e sociali che hanno portato all’evoluzione della scuola; tutto ha avuto inizio il 13 novembre 1859, data a cui si ascrive la firma del Regio Decreto da parte di un aristocratico milanese di nome Gabrio Casati, esteso nel 1861 a tutto il territorio nazionale.
Da quel momento si sono susseguiti rivolgimenti sociali, cambiamenti nella formazione del corpo docente, la diffusione sempre più massiccia dell’alfabetizzazione, anche nelle zone più povere d’Italia, due guerre mondiali che hanno rallentato ogni sviluppo e l’ingerenza del fascismo che egemonizzò la vita e quindi la formazione di ogni italiano; si sono inoltre avvicendate personalità di spicco, che hanno lasciato la loro impronta sull’istituzione scolastica: Giovanni Giolitti, Benedetto Croce, Giuseppe Bottai e Franca Falcucci, solo per ricordare alcuni nomi.
Attraverso questa trattazione, Michele Canalini vuole farci comprendere quanto sia cambiato il volto della scuola italiana in questi ultimi centocinquant’anni, e vuole farci riflettere su come essa sia un organismo vivo, che sembra morire ma che invece rinasce sempre, pronto ad essere ancora una guida per le giovani menti.
Per farci immergere ancora di più nell’ambiente scolastico, l’autore ci racconta inoltre la storia romanzata di un insegnante alle prese con i problemi della scuola italiana: è un uomo frustrato, che non prova più passione per il suo lavoro.
Stando in classe, però, trova sempre nuova linfa, nonostante i tanti disagi, nonostante l’irriverenza degli alunni, nonostante il pessimo rapporto con alcuni colleghi; tra bizzarri pensieri omicidi e intensi momenti in cui si ricorda perché è voluto diventare un insegnante, il protagonista riflette e ci fa riflettere sul suo ruolo, e su quanto ancora andrebbe fatto per migliorare la nostra scuola.