Una visita che parte dal Porto Borbonico del Granatello, le cui origini risalgono al Regno delle Due Sicilie partendo dal panorama e dagli scorci di Villa D’Elboeuf estendendo la propria passeggiata verso la Reggia di Portici, con gli appartamenti reali, e infine all’Herculanense Museum le cui raccolte di antichità provenienti dagli scavi di Ercolano, Pompei e Stabia, e soprattutto di restauro, tra i quali i papiri carbonizzati e recuperati a Ercolano, rappresentano un unicum in Europa.
Il Porto Borbonico del Granatello è oggi centro di movida per i giovani del luogo con la sua miriade di baretti alla moda e ritrovi sempre affollati di ragazzi che li si ritrovano per trascorrere il loro tempo con davanti un panorama stupendo che spazia nel golfo partenopeo. Il porto, di origine borbonica come indica il suo stesso nome, è pregno di storia e nasce dal Fortino origianario che il re Carlo di Borbone aveva voluto proprio per controllare la costa. Il nome deriva dal fatto che vi erano piante di melograno che abbellivano la zona.
Proprio sullo scorcio del Granatello si ergeva, ahinoi oggi non proprio in bellissime condizioni, la villa D'Elboeuf e proprio visitando questa villa il re rimase tanto colpito dal bellissimo panorama che volle si ergesse quella che oggi ricordiamo e visitiamo come Reggia Di Portici che fa il paio con quella di Caserta, quella di Capodimonte, Palazzo Reale e le tante altre dimore reali sparse sul territorio campano anche se risalenti a periodi diversi fra di loro.
La realizzazione di questo nuovo palazzo reale, di dimensioni non vastissime, stimolò la costruzione di numerose altre dimore storiche nelle vicinanze (le ville Vesuviane del Miglio d'oro), nate col fine di ospitare la corte reale che non poteva essere ospitata pienamente nella reggia porticese, un momento quindi anche di grande sviluppo urbanistico della zona.
Oggi la testimonianza storica che ci portano queste dimore è davvero eccezionale!
Per l' Herculanense Museum basti dire che custodisce i preziosissimi papiri ercolanesi, quelli ritrovati ad Ercolano negli scavi archeologici e che risalgono all'epoca dell'eruzione del '79. Un patrimonio culturale ed umano davvero inestimabile.