È il ritratto, ed in particolare quello di scrittori, intellettuali, attori di teatro, a fornire il principale filo conduttore che si dipana nell’annuale appuntamento con la grande fotografia nella Reggia di Colorno, nella Bassa parmense, non lontano dal Po.
Due le mostre in programma, entrambe monografiche ed entrambe curate da Sandro Parmiggiani e organizzate da Antea in collaborazione con la Provincia di Parma e dal Gruppo Fotografico Color’s Light e grazie ai prestigiosi prestiti del Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università degli Studi di Parma.
La prima, in ordine temporale, è “Ferdinando Scianna. Due scrittori: Leonardo Sciascia e Jorge Louis Borges” (12 settembre – 8 dicembre); la seconda è “Carla Cerati. Uno sguardo di donna su volti, corpi, paesaggi” (16 ottobre – 8 dicembre).
Le mostre si inseriscono nel programma di Colorno Photo Life un evento di cultura fotografica che offre agli appassionati di ogni livello l’occasione di esporre le proprie opere al fianco di quelle dei maestri e vedere le tendenze in atto nell’ambito della fotografia nazionale.
In occasione di queste mostre, la Reggia apre al pubblico alcune sale recentemente restaurate, mai prima inserite nell’itinerario di visita alla sontuosa dimora di Maria Luisa di Asburgo-Lorena, Duchessa di Parma e Piacenza dopo essere stata Imperatrice di Francia.
Sandro Parmiggiani, anticipa i contenuti delle due rassegne. “Ferdinando Scianna, nei 44 ritratti di Leonardo Sciascia e di Jorge Luis Borges, scava nei volti e nei corpi di due scrittori a lui molto cari. Se l’incontro con Borges è degli anni Ottanta, quello con Sciascia risale al 1963, dando vita a un’amicizia e a una collaborazione tali da indurre Scianna a definire lo scrittore siciliano ‘un secondo padre’. Proprio a Sciascia si deve uno dei ritratti di Scianna fotografo più lucidi e intensi: ‘È il suo fotografare, quasi una rapida, fulminea organizzazione della realtà, una catalizzazione della realtà oggettiva in realtà fotografica: quasi che tutto quello su cui il suo occhio si posa e il suo obiettivo si leva obbedisce proprio in quel momento, né prima né dopo, per istantaneo magnetismo, al suo sentimento, alla sua volontà e – in definitiva – al suo stile.’”
“Più ampia è la rassegna di immagini di Carla Cerati”, prosegue Parmiggiani. “Le 88 fotografie in mostra – tutte provenienti dal fondo Cerati presso lo CSAC di Parma che le presta per l’occasione – ritraggono personaggi che lei ebbe modo di frequentare: scrittori (Calvino, Pasolini, Marquez, Vargas Llosa, tra gli altri), artisti, architetti, gente del teatro (memorabili una serie di immagini del Living Theatre con le tipiche contorsioni dei corpi e dei volti). Altrettanto significativi sono i nudi di donna in bianco e nero, sorprendenti e affascinanti perché si coglie quanto diverso sia lo sguardo femminile sul corpo della donna rispetto a quello maschile – interessato, quello femminile, all’armonia delle forme e non, come avviene spesso in quello maschile, alla rapacità della visione che prelude a una ‘conquista’ – e i paesaggi, soprattutto quelli delle Langhe, che evocano le atmosfere di Cesare Pavese e di Beppe Fenoglio e che sono in sintonia con le ricerche sul segno nell’arte e nella fotografia degli anni Sessanta.”
Ferdinando Scianna nasce a Bagheria (Palermo) nel 1943. Frequenta la Facoltà di Lettere e Filosofia all’Università di Palermo, ma presto la passione per la fotografia prende il sopravvento. Trasferitosi nel 1966 a Milano, nel 1967 viene assunto dal settimanale “L’Europeo”, per il quale realizza servizi memorabili (è, tra l’altro, a Praga nell’agosto 1968) e inizia anche a scrivere articoli, riunificando nella sua persona due aspetti che nel giornalismo sono abitualmente separati. Nel 1977 Scianna si trasferisce a Parigi; qui vive per dieci anni, conosce, e frequenta assiduamente, Henri Cartier-Bresson, che nel 1982 lo introduce nella famosa Agenzia Magnum Photos.
Carla Cerati è nata a Bergamo nel 1927; dal 1951 ha vissuto e lavorato a Milano, dov’è scomparsa nel 2016. Inizia a fotografare alla fine degli anni Cinquanta; L’innata curiosità, l’esigenza di documentare una società che cambia, ciò che in essa sta germinando e ciò che è destinato a scomparire, spiegano molti dei temi cui Carla si dedicherà. Nel 1968 entra in alcuni ospedali psichiatrici e pubblica un libro, da lei firmato assieme a Gianni Berengo Gardin, Morire di classe, che, rivelando le sofferenze terribili delle persone ricoverate nei manicomi, svolge un ruolo fondamentale nel mutamento della coscienza collettiva. Dal 1973, Carla Cerati ha affiancato all’attività di fotografa quella di scrittrice, pubblicando vari romanzi, spesso finalisti ai Premi Strega e Campiello.