19 Luglio 2024

L'albero della vita

di Redazione Cralt Magazine
L'opera, totalmente ecosostenibile, è la summa del percorso creativo dell’artista e designer italiana e presenta una struttura di enormi dimensioni interamente ricoperta di tessuto nei suoi componenti, siano essi foglie, frutti e animali

Fal 24 novembre 2024, il Museo di Palazzo Mocenigo - Centro Studi di Storia del Tessuto, del Costume e del Profumo, a Venezia, ospita L’Albero della Vita, la grande installazione che Carla Tolomeo ha pensato e realizzato come ulteriore traguardo nel suo percorso d’artista.

L’Albero della Vita si presenta come un’opera di considerevoli dimensioni, realizzata in ferro, legno e tessuto, composta da ottocento pezzi creati personalmente dall’artista e designer italiana. Ogni tassello di questo lavoro vive in autonomia, in armonia però con ogni successiva parte dell’albero. 

Ogni foglia è diversa dall’altra; dai rami pendono frutti e sui rami si arrampicano tartarughe, si posano pappagalli, fioriscono fiori tropicali e si nascondono serpenti; tra le radici guizzano i pesci. Tutti gli elementi sono stati realizzati a mano da Carla Tolomeo, adoperando stoffe, passamanerie, sete e cotoni, lampassi e broccati, che appartengono alla grande tradizione dell’artigianato tessile veneziano.

L’origine culturale de L’Albero della Vita trae ispirazione dal Manuale di zoologia fantastica di Jorge Luis Borges, autore che Carla Tolomeo ha conosciuto e frequentato e col quale ha stretto una solida amicizia. Le fantasmagoriche creature che popolano le pagine del libro dello scrittore argentino, dedotte dalle cosmogonie universali, sono la metafora dell’esistenza di ogni essere animale o vegetale che nasce e nel corso della sua vita si rinnova e si trasforma continuamente.

Proprio la trasformazione è uno dei fulcri tematici attorno a cui ruota il lavoro di Carla Tolomeo, che recupera oggetti e, nel pieno rispetto della sostenibilità, li modifica seguendo il suo istinto e la sua fantasia.

“Tutto esiste prima di noi - afferma Carla Tolomeo -, molto difficile è imparare a vedere, a scegliere e infine a trasformare perché il risultato ci assomigli. Forse la trasformazione è l’azione primaria, è invenzione di ciò che esiste, è dare dignità, rovesciare l’ovvietà dei cicli conclusi e promettere l’eternità gloriosa al residuato; ma dobbiamo essere in grado di tras-formare, avendo presente la lezione di chi ci siamo scelti come maestri”.

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