Senza se e senza ma diciamolo subito: l'infibulazione è una pratica estremamente dolorosa e dannosa, praticata in alcune parti del mondo in cui la cultura tradizionale giustifica la mutilazione dei genitali femminili. Questa pratica viene eseguita in particolare in alcune regioni dell'Africa, dove viene richiamata chiamata "chiusura" o "taglio". Oggi l'infibulazione è considerata un grave abuso dei diritti umani delle donne e un atto di violenza sessuale e di oppressione di genere.
La pratica consiste nell'asportazione del clitoride e delle piccole labbra, con la conseguente cucitura delle grandi labbra. L'obiettivo principale è quello di garantire la verginità e la fedeltà della donna, impedendo il piacere sessuale e la masturbazione. Inoltre, la pratica dell'infibulazione è associata a credenze culturali che prevedono che le donne "senza taglio" siano considerate impure, indegne e incapaci di generare figli sani.
Spessissimo la procedura viene eseguita in condizioni igieniche precarie, spesso in assenza di anestesia e con l'uso di strumenti primitivi. Le conseguenze per la salute sono gravi e possono causare emorragie, infezioni, problemi urinari e riproduttivi, e persino la morte. Inoltre, le donne che subiscono l'infibulazione devono affrontare la vita intera con dolori cronici, problemi di salute mentale e fisica, e con una maggiore probabilità di disturbi durante la gravidanza e il parto.
Le motivazioni culturali alla base dell'infibulazione sono radicate nella profondità nella società, e sono spesso sostenute da donne che ritengono che questo tipo di pratica sia necessario per preservare la loro purezza e il loro valore come donne. Tuttavia, l'infibulazione rappresenta in alcuni posti del mondo un problema di salute pubblica globale che richiede un intervento deciso a livello internazionale.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e altri organismi internazionali hanno lavorato per porre fine all'infibulazione, attraverso campagne di sensibilizzazione e interventi mirati. In molti paesi, la pratica è stata dichiarata illegale, ma la legislazione da sola non è sufficiente per sradicare questa pratica dannosa. È necessaria un'azione congiunta tra governi, comunità locali, organizzazioni non governative e professionisti sanitari, per educare la popolazione e promuovere l'accesso a servizi sanitari di qualità, in modo che le donne possano ricevere assistenza e cure adeguate.
La promozione dell'uguaglianza di genere e l'accesso ai servizi sanitari di qualità sono fondamentali per porre fine a questa pratica. Solo attraverso l'educazione, l'informazione e il dialogo, possiamo combattere questa pratica disumana.