all’arrivo basta solo avvertire il guardiano, il quale per i più piccoli potrebbe far anche vedere i sui magnifici cavalli.
e tale aggettivo pesa come una condanna sulla città romana. Essa si riscattò da questo appellativo nel II secolo d.C., quando raggiunse il suo apice come centro commerciale, amministrativo e monumentale.
La centralità così ottenuta, in particolare come centro di raccolta e smercio di derrate alimentari, la conservò anche durante i secoli della crisi dell
(III e IV secolo d.C.).
Nel V secolo d.C. al suo ruolo commerciale le fu affiancato il titolo di sede vescovile (è
). Quindi, la rilevanza che il centro continua a rivestire, nonostante lo stato di crisi economica e politica generale caratteristici di questi secoli e le numerose distruzioni causate da diversi terremoti (il più distruttivo dei quali fu quello che colpì l’area nel
), trova un’ulteriore conferma nel programma di rioccupazione dell’area dell’abitato realizzato nel
aveva determinato l’abbandono dell’area, fu ristabilito un insediamento e innalzato un castello. L’abitato così ricostituito continuerà a vivere fino al
per eliminare una congiura che i feudatari locali, suoi avversari, architettarono proprio nel castello di Herdonia nel
(fig 2) J. Mertens presso gli scavi di Herdonia, colto durante la documentazione grafica (foto archivio Mertens presso l’Università di Foggia) Tali scavi, condotti dal 1993 in collaborazione con il
Dipartimento di Studi Classici e Cristiani dell’Università di Bari e, negli ultimi anni, in collaborazione con l’
Università di Foggia, hanno permesso di far rivivere la città romana, portandone alla luce il castello, il Foro, le terme e le mura.
(fig 3) scavi nell’area del Foro di Herdonia nel 1968( foto Archivio Mertens presso l’Università di Foggia)Tuttavia, alla riscoperta della città seguì, con la fine degli scavi nel
2000, un progressivo stato di dimenticanza e abbandono; al quale, pongono una forte resistenza i volontari dell’associazione cittadina di
Ordona. Questi ultimi, infatti, non solo si dedicano alla pulizia del sito, ma organizzano anche eventi e visite guidate gratuite, come la ricostruzione storica del passato 25 aprile; tutte iniziative che risvegliano l’interesse per questo sito importantissimo della
Daunia, a volte definito la “
Pompei della Puglia” per lo stato di conservazione degli edifici, così da scuoterlo dallo stato di abbandono in cui era caduto.
Quindi, giunti presso il podere “
Cacciaguerra”, all’interno del quale sorge il sito, e attraversata la strada cinta dagli ulivi e dal giardino della casa padronale, nel quale già si scorge la presenza di antichità come un rocchio di colonna o una colonnetta, si arriva al sito, i cui resti visitabili corrispondono a quelli della città del
II secolo d.C., cioè della fase di maggiore ricchezza.
Il primo edificio che si incontra sulla sinistra è l’anfiteatro. Costruito nel
I secolo d.C. in piena età augustea, l’anfiteatro è attualmente evidenziato solo dalla depressione del terreno, corrispondente alla cavea ellittica, e ai lacerti murari che emergono ancora dal suolo, il resto giace sotto la terra gettata per coprirlo e tutelarlo.
Superato l’anfiteatro si giunge al Foro (figg 4, 5),
il centro politico-amministrativo ed economico della città, e sin dalla recinzione, posta a circa 4 metri di altezza dal livello del sito (tale è lo spessore che ha raggiunto la terra accumulatasi nei secoli e che ha obliterato la città) è possibile vedere la strada lastricata, la Via Traiana, che lambisce la piazza forense. Tale via, realizzata durante l’impero di Traiano nel II secolo d.C., è un diverticolo della più importante via Appia che collegava Roma a Brindisi ed è stata la causa dello sviluppo economico e politico di Herdonia, poiché con essa la città venne inserita nel circuito delle principali vie romane e la collegava a Benevento e a Brindisi col suo porto .
(fig 6) veduta della Via Traiana e del ninfeo Dopo essere scesi nella piazza iniziamo ad esplorare il
Foro partendo proprio dalla via, che lo costeggiava dopo essere entrata in città dalla porta NE delle mura urbane.
Il primo edificio, quindi, che costeggia la strada sulla sinistra è caratterizzato da una corte rettangolare porticata, ed è interpretato come una palestra; proseguendo lungo la strada si arriva ad una struttura molto ben conservata, caratterizzata da una grande nicchia ellittica, si tratta di un ninfeo, una fontana monumentale che immaginiamo doveva ristorare i viandanti appena entrati in città.
Al di là del ninfeo oltre la
via Traiana, si apre il
Foro, una piazza rettangolare lastricata, circondata dagli edifici tipici dei Fori romani e adornata dalle statue degli imperatori romani o dei cittadini benemeriti, che si erano guadagnati, con le loro opere a favore della città, la glorificazione con una statua (
delle quali nel sito sono ancora ben visibili i piedistalli con le iscrizioni celebrative). I primi edifici che si aprono sul Foro gli incontriamo alle spalle del ninfeo, si tratta di tre costruzioni che dovevano avere delle funzioni amministrative, è probabile, infatti, che vi si riunissero dei collegi di sacerdoti o di artigiani o il senato stesso; il primo, di dimensioni maggiori degli altri, ha l’accesso al Foro diviso da due colonne; il secondo e il terzo presentano rispettivamente una cisterna e un basamento per una statua oltre a tracce del rivestimento marmoreo delle pareti.
Gli ambienti successivi sono
tabernae, costruzioni dedite alla vendita di generi alimentari, presenti anche sull’altro lato lungo della piazza e precedute da un portico di cui restano alcune basi di colonne e i pilastri angolari, inoltre, alcune di queste tabenae, in età medievale, sono state trasformate in cappelle con la costruzione di un’abside nella parte terminante.
Oltre le botteghe, al centro del lato corto della piazza, sorge il cosiddetto
Tempio A, si tratta di un tempio italico su alto podio costruito nel II secolo d.C. e probabilmente dedicato a
Giove; affianco al tempio A vi è l’ingresso al macellum, il mercato della carne e del pesce.
(fig 7). veduta dall’alto del macellumTale edificio consiste in una serie di botteghe a due piani (il piano terra per la vendita dei prodotti, il secondo fungeva da magazzino o alloggio per gli schiavi che vi lavoravano o per i proprietari stessi della taberna), aperte verso
una piazza centrale scoperta, inoltre, all’interno delle botteghe sono ancora visibili le tracce degli intonaci decorati.
Il primo ambiente al di fuori del
macellum è un vano scalare che permetteva di accedere alla parte
retrostante del Foro o agli ambienti superiori del mercato; da questo ambiente e per tutta la lunghezza del lato si aprono altre tabernae, in una delle quali sono conservati ancora interrati i dolia, grandi vasi per la conservazione di alimenti liquidi (
olio e vino) o secchi (
grano e leguminose).
(fig 8); elaborazione 3D del “tempio B” realizzata dal Laboratorio di Archeologia Digitale dell’Università di Foggia e visione assonometrica del “tempio B”queste botteghe sono separate per mezzo di una scalinata, che conduce alla parte retrostante della piazza, dal cosiddetto
Tempio B .
(fig 9) esempi di dolia i grandi vasi per la conservazione di liquidi o aridiSi tratta del tempio più antico del
Foro, costruito nella metà de
l II secolo a.C., è un tempio tuscanico su alto podio al quale si accedeva da un scalinata laterale, che inoltre lo separa dall’ultimo edificio di rilievo della
piazza, la
basilica.
La basilica è un edificio polifunzionale, vi si potevano cioè svolgere attività commerciali, amministrative, politiche e giuridiche, ed è costituita da un ambiente rettangolare, scandito all’interno da una peristilio, un giro, di colonne (
di cui restano in situ le basi e i bei capitelli di stile ionizzante), con una piccola esedra rettangolare che si apre al centro del lato lungo opposto a quello prospiciente la piazza, dalla quale l’edificio è separato da un portico che borda i due lati a contatto con il
Foro e la via.
Con la
basilica si torna alla
via Traiana e si conclude la serie di monumenti che ornano la
piazza forense.
(fig 10 e 11) pianta della basilica di Herdonia e ricostruzione della città di Herdonia ad opera del Laboratorio di Archeologia Digitale dell’Università di FoggiaGli scavi hanno portato alla luce anche i resti dell’abitato daunio, sul quale si è impostato quello romano, e i cui materiali insieme a quelli della città romana e medievale sono conservati presso il
Museo Civico di Foggia. Il sito di
Herdonia, qui appena accennato, trova una perfetta descrizione in ogni suo particolare e fase archeologica, con approfondimenti sull’economia e sulla situazione generale della
Daunia nell’opera
Herdonia: una città da scoprire redatto dal
professore Volpe e dal
professore Mertens.Giuseppe Pippo è Dottore in Archeologia. Mail: gius.pippo@gmail.com