Noi italiani abbiamo la fortuna di avere a disposizione tanti resti delle civiltà antiche di cui siamo stati culla ad ogni latitudine. Se per lunghi periodi ci siamo dedicati alla riscoperta di tante vestigia poi ci siamo dovuti rendere conto che tantissime non potevano essere portate alla luce perché "nacoste" dalla stratificazione temporale che si è succeduta nelle nostre città ma non solo.
Tanti tesori sono, ancora, quindi nel sottosuolo e tante opere meritorie sono quelle che si sono prodigate per rendere fruibili questi luoghi che sono sotto le nostre case. Roma, poi, è un caso del tutto particolare per l'enorme stratificazione di civiltà che si sono avvicendate nello stesso luogo ed ora noi possiamo accedervi solo scendendo nel sottosuolo.
Un sistema di sotterranei che disegna un reticolo cittadino multilivello nel quale basata semplicemente addentrarsi per capire di fronte a quale complessità culturale ci troviamo.
Ecco perché risulta davvero importante una visita alla splendida basilica notissima per tesori che custodisce tra i quali spiccano i celebri affreschi del Cavallini, il ciborio di Arnolfo di Cambio, i quadri di Sebastiano del Piombo e di Guido Reni, la statua di S. Cecilia di Stefano Maderno famosa per il naturalistico abbandono.
La leggenda vuole che la chiesa sorga sulla casa familiare di Cecilia, « [...] vergine illustre, nata da nobile stirpe romana», che subì il supplizio verso il 220.
La visita ci porterà poi a scoprire anche cosa cela la basilica nei suoi sotterranei appena restaurati: entrando dal fondo della navata sinistra potremo vedere i resti di una domus repubblicana della fine del II sec.d.C., di un’ insula del II sec. e di un’antico balneum identificato dalla tradizione come luogo del martirio di S. Cecilia.
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