Nel corso del Cinquecento, Napoli conquistò una notevole importanza culturale e artistica grazie alla presenza di illustri personalità spagnole, che sul territorio partenopeo fondarono scuole artistiche e letterarie.
Gli Spagnoli arrivarono a Napoli nel 1503 con la nomina di spagnoli Ferdinando il Cattolico a nuovo sovrano del Regno di Napoli. Il nuovo sovrano era un appassionato di arte e cultura, e iniziò ad invitare numerosi artisti e scrittori nella città del Vesuvio.
Tra le figure spagnole che maggiormente influirono sulla cultura napoletana si possono citare, a titolo di esempio, Garcilaso de la Vega, il più grande poeta spagnolo del Rinascimento, Pedro de Toledo, viceré di Napoli dal 1532 al 1553, e il pittore Juan de Borgoña.
La presenza degli Spagnoli portò una notevole innovazione nelle varie arti. Ad esempio, nelle tecniche pittoriche, la scuola spagnola introdusse la tecnica del tenebrismo, che si caratterizzava per l'uso dello sfumato e delle ombre, il che creava un effetto di tridimensionalità e di drammaticità.
La scrittura fu invece influenzata dalle tematiche spagnole, in particolare dalle opere di Garcilaso de la Vega e dei suoi contemporanei, che affrontavano temi epici, storici e cavallereschi.
Oltre all'arte e alla letteratura, la cultura napoletana si arricchì anche grazie alla musica. Tra i compositori spagnoli che si stabilirono a Napoli e che contribuirono allo sviluppo della musica si possono citare Diego Ortiz e Francisco Guerrero.
La presenza degli Spagnoli a Napoli portò una notevole rinascita culturale e artistica, che influenzò poi l'intero Meridione italiano. La città del Vesuvio infatti diventò un crocevia di scambio culturale, diventando nucleo in grado di attrarre artisti e intellettuali provenienti da ogni parte d'Europa.
L'arte e la cultura spagnole si amalgamarono con quella locale, dando vita ad una nuova forma d'arte, la cosiddetta "arte sposa", che rimase in vigore dal Cinquecento sino alla fine del Seicento.
La mostra odierna, ospitata al Museo e Real Bosco di Capodimonte, è dedicata a uno dei momenti più fecondi e meno conosciuti della civiltà artistica napoletana: il trentennio 1503-1532 .
Foto di Enzo Abramo da Pixabay
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