Oltre 100 capolavori tra olii e pastelli, nella splendida cornice della Reggia di Venaria per la mostra dedicata a Giovanni Boldini, una ricca raccolta della sua produzione e di altri artisti suoi contemporanei.
Il fascino femminile, gli abiti sontuosi e fruscianti, la Belle Époque, i salotti: è il travolgente mondo di Giovanni Boldini, genio della pittura che ha saputo restituire le atmosfere rarefatte di un’epoca straordinaria.
La mostra ricostruisce il geniale percorso artistico del grande maestro italo-francese che non è stato solo uno dei protagonisti di quel periodo ineguagliabile, o solo il geniale anticipatore della modernità novecentesca, ma colui che nelle sue opere ha reso ed esaltato la bellezza femminile, svelando l’anima più intima e misteriosa delle nobili dame dell’epoca.
Giovanni Boldini nacque il 31 dicembre 1842 a Ferrara ottavogenito di Benvenuta Caleffi e Antonio: lei era una donna ferrarese pia e benestante, mentre lui era nativo di Spoleto. La figura di Antonio, valido pittore purista attratto dai maestri del Quattrocento, fu infatti fondamentale per la preparazione pittorica di Giovanni Boldini. Formatosi nella bottega di un artista locale, tale Giuseppe Saroli. Antonio Boldini era anche un appassionato pittore di matrice purista: il riverbero di quest'orientamento pittorico nell'ambiente ferrarese si deve proprio ad Antonio, che nel 1835 aveva anche collaborato a una rivista purista denominata Ape italiana. Fu proprio nell'ambiente emiliano che Zanin mosse i suoi primi passi, fruendo dell'amorevole insegnamento del padre, il quale pur essendo lontano da ricerche figurative personali si rivelò comunque un eccellente maestro.Ne è prova il piccolo Autoritratto che Giovanni Boldini eseguì nel 1856, a soli quattordici anni, con una personalità e una scioltezza che vanno oltre la perizia tecnica.
Si spostò in giovinezza quindi a Firenze, Giovanni si emancipò prontamente partecipando ai festosi e turbolenti incontri del caffè Michelangiolo che, nato col 1848, andava allora acquistando la sua celebrità e il suo carattere di ritrovo di artisti e di patrioti. Il caffè Michelangiolo era infatti frequentato assiduamente da una vivace schiera di pittori e intellettuali aggregatasi sotto il nome di «Macchiaioli». L'esperienza macchiaiola fu senza dubbio stimolante per il Boldini, che in questo modo ebbe l'opportunità di costituire la solida tessitura luministica che ravviverà i suoi successivi dipinti francesi.
Ancora più fondamentali, tuttavia, furono i rapporti che Boldini intrattenne con i ricchi stranieri residenti a Firenze e che spesso lo accoglievano nelle proprie ville.
Boldini, però, era uno spirito libero e fu molto attratto dall'Europa non tardando a spostarsi prima a Londra e poi a Parigi.
Nel 1871, salì con entusiasmo sulla grande giostra parigina e si stabilì al n. 12 dell'avenue Frochet, convivendo con Berthe, la sua prima modella francese. Solo successivamente si spostò al n. 11 di place Pigalle, ai piedi della collina di Montmartre, vero e proprio crocevia di artisti come lui che, animati da una grande voglia di fare e da una spiccata insofferenza per gli accademismi, erano soliti riunirsi in caffè a discutere. Il genere al quale Boldini era più votato era tuttavia il ritratto.
A Parigi Boldini si divideva tra un'intensa attività ritrattistica e gli svaghi e le frequentazioni concesse da una grande città, non disprezzando affatto le brigate mondane e i corteggiamenti amorosi.
L'eclettismo delle sue realizzazioni e la versatilità del suo estro creativo rendono Boldini un pittore difficilmente inseribile entro i ristretti orizzonti di una definita corrente artistica.
La sua parabola artistica va quindi affrontata senza schemi precostituiti, siccome sboccia e deflagra in un arco temporale che attraversa le esperienze macchiaiole, il trionfo impressionista e lo stile simbolista, e si conclude al principio del Novecento, quando in Europa già dominavano le avanguardie storiche.