“L’occhio in gioco” ha conquistato i primi 14 mila visitatori. E, settimana dopo settimana, i numeri evidenziano una crescita costante con il record toccato nel weekend appena trascorso che ha toccato quasi le 3.000 presenze.
Favorita anche dalle proposte che Fondazione Cariparo, promotrice della mostra, ha messo a punto per i diversi pubblici: laboratori didattici specializzati, visite esperienziali per adulti e su misura per famiglie, incontri pubblici di approfondimento con gli artisti Marina Apollonio e Alberto Biasi, lo scrittore Tiziano Scarpa, il neuroscienziato Giorgio Dell’Ortigara, oltre che percorsi in città alla scoperta di opere attinenti alla mostra ed esposte al Bo e all’Orto Botanico.
L’esposizione, promossa insieme all’Università di Padova, nella ricorrenza degli 800 Anni di fondazione dell’Ateneo, è partita quasi in sordina ma il passaparola ha velocemente innescato un interesse sempre più ampio, man mano che si andava allargando la percezione di una grande mostra di taglio internazionale, affascinante, intelligente ma anche piacevole e sorprendente. Una occasione straordinaria per avvicinarsi all’arte e, al medesimo tempo, alla psicologia e alla scienza, lungo un percorso espositivo ricchissimo (le opere presenti in mostra sono oltre 400, a firma di grandi autori. Datate dal Medioevo agli anni ’50 del Novecento), dove accanto ad un rarissimo codice miniato trecentesco o all’Astrario di Dondi dell’Orologio si può interagire con una installazione dedicata a David Bowie o soffermarsi davanti a capolavori di Kandinsky, Seraut, Klee, Boccioni, Balla, Man Ray, Frank Stella o opere rivoluzionarie del Gruppo N, costituito proprio a Padova da Alberto Biasi, Ennio Chiggio, Toni Costa, Edoardo Landi e Manfredo Massironi, e di Marina Apollonio.
Nel percorso di “L’occhio in gioco” si è condotti a misurarsi con arte, fotografia, miniatura, scultura, scienza e tecnica. Assistendo all’inganno del movimento e dello stesso colore, con occhio e mente condotti a percepire come un unicum ciò che nella realtà fattuale è composito.
Fenomeni che erano già ben noti ad artisti, alchimisti e filosofi dei tempi lontani, come testimoniano le antiche miniature e le mappe celesti presenti in mostra, esempi primigeni della necessità e abilità dell’uomo di accostare colori dando vita a una sorta di caleidoscopio magico. Immagini del mondo e antiche sfere armillari sono accostate a costruzioni Bauhaus e contemporanee, a rivelare una continuità inaspettata.
Originale nel taglio curatoriale, affidato a Luca Massimo Barbero per la parte storica e a Guido Bartorelli, Giovanni Galfano, Andrea Bobbio e Massimo Grassi dell’Università di Padova per la parte dedicata al Gruppo N e alla psicologia della percezione, questa ricchissima esposizione si può ammirare a Padova, in Palazzo del Monte di Pietà, sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, che ha voluto proporla – in collaborazione con l’Ateneo Patavino – nell’ambito delle celebrazioni per gli 800 anni di storia ed attività di una delle Università più antiche al mondo, nel solco dell’indagine del rapporto tra arte e scienza già inaugurato nel 2017 con la mostra “Rivoluzione Galileo, l’arte incontra la scienza”.