La chiesa di Sant’Ambrogio di Firenze è collocata nel cuore del quartiere omonimo è fu fondata nell'XI secolo. Dedicata al vescovo Ambrogio che nel 393 venne a Firenze per consacrare la chiesa di San Lorenzo.
Conserva affreschi medievali e opere del '400 e '500, ma soprattutto una splendida cappella rinascimentale decorata da Mino da Fiesole e Cosimo Rosselli all'interno della quale si conserva il calice del miracolo eucaristico che avvenne nella chiesa nel XIII secolo.
La chiesa situata vicino alle antiche fornaci di Santa Verdiana accolse la sepoltura di numerosi scultori che ebbero le loro botteghe nel quartiere.
Un po' di storia
La chiesa è ricordata per la prima volta nel 988 come edificio sorto nel luogo dove nel 393 sarebbe stato ospitato sant'Ambrogio in visita a Firenze, ma forse è ancora più antica, sorta forse nel VII secolo come cappella di un convento femminile sorto a memoria del passaggio del santo.
Appartenente alle monache benedettine, che vivevano nell'attiguo convento, il 30 dicembre 1230 fu teatro di un miracolo, anteriore a quello più noto di Bolsena: un vecchio parroco, di nome Uguccione, trovò alcune gocce di sangue raggrumato nel calice con il quale il giorno prima aveva celebrato la messa e che la sera prima non aveva pulito a dovere. Con grande meraviglia delle monache e del popolo il sangue fu subito raccolto in un'ampolla di cristallo e ne fu informato il vescovo e tutto il clero cittadino. Il vescovo Ardingo Foraboschi, per meglio accertarsi del prodigioso evento chiese di visionare l'ampolla e dopo averla tenuta per un giorno nella sua stanza, la rimandò al convento dentro una ricca custodia d'avorio con intarsi d'oro e fodera di stoffe preziose.
Il miracolo ebbe una risonanza anche fuori da Firenze e alimentò la devozione intorno al mistero eucaristico.
Per il grande fervore religioso popolare, alla fine del Duecento la chiesa di Sant'Ambrogio fu ingrandita e ricostruita in forme gotiche.A qualche decennio posteriore risale l'affresco della Madonna del latte in trono, coi santi Bartolomeo e Giovanni, attribuito alla scuola di Andrea Orcagna.
La venerata reliquia era conservata sull'altare maggiore, dove ai primi del Quattrocento era stata adornata prima dalla Sant'Anna Metterza di Masaccio e Masolino (1424-1426) e poi dall'Incoronazione della Vergine di Filippo Lippi (1447), due preziosissime pale oggi entrambe agli Uffizi. Analoga sorte è toccata anche alla Madonna col Bambino e santi, detta anche Pala delle convertite, di Sandro Botticelli che pure un tempo si trovava in questa chiesa.
A Cosimo Rosselli fu invece chiesto di affrescare la cappella (1486 circa), usando come soggetto il Miracolo del Calice, un evento ritenuto prodigioso per la storia locale: una processione del 1340 con in testa l'esposizione del sangue miracoloso, che avrebbe salvato Firenze dalla peste. La piacevole scena, nella quale figura anche un autoritratto del pittore sulla sinistra assieme ad altri personaggi del suo tempo, è ambientata nella piazzetta davanti alla chiesa, attentamente descritta nelle forme allora contemporanee con uno sfondo paesaggistico e curiosi particolari.
Nel corso del Cinquecento si realizzarono gli archi in pietra serena che delimitano gli altari, al posto di vere e proprie cappelle per via del poco spazio, per la decorazione dei quali furono commissionate nuove opere, come la pregevole statua lignea di San Sebastiano di Leonardo del Tasso, oggi tra il secondo e il terzo altare di sinistra, o le pale di altare di Cosimo Rosselli.
Nel 1682 con le offerte di molti benefattori fu pagata la fattura del reliquiario in argento che ancora oggi custodisce il prodigioso sangue.
Fra il 1832 e il 1833 Luigi Ademollo affrescò il soffitto e le parti alte della navata, mentre nel presbiterio dipinse la Strage degli Innocenti, l'Ultima Cena e le Storie di sant'Ambrogio. La semplice facciata ad intonaco bianco fu ricostruita nel 1880 in stile neogotico.