Canova e Treviso è una relazione tanto profonda quanto inedita. “Nato trevigiano”, a Possagno, è a Treviso che nacque il suo “mito” e la riscoperta critica della sua opera. Già a partire dalla leggenda del bambino prodigio che, in casa Falier ad Asolo, inventò su due piedi una scultura a forma di leone da un pezzo di burro per sopperire a una mancanza durante un banchetto, messa in circolo a Treviso nel 1803.
Treviso fu prima nelle celebrazioni dopo la morte: nel 1823 commissionò la realizzazione di un busto a Luigi Zandomeneghi e un componimento musicale al miglior musicista, Gioachino Rossini, per onorarne la memoria (queste musiche accompagneranno il visitatore in mostra). E ancora, quando nel dopoguerra ancora certa critica disprezzava Canova, Luigi Coletti rispondeva con la prima grande mostra monografica. Per capirne la portata basti pensare che, era il 1957, secondo centenario della nascita, e quella trevigiana fu l’unica mostra in Italia a indagare criticamente tutta l’opera dello scultore, distinguendo una produzione “stilistica” da quella “poetica” dove si poteva, “ben ascoltare, sentire l’annuncio romantico”. Sono parole di Luigi Coletti tratte dall’inedito discorso pronunciato durante l’inaugurazione.
Da questa valorizzazione prende le mosse la mostra “Canova, gloria trevigiana. Dalla bellezza classica all’annuncio romantico”, a cura di Fabrizio Malachin, Giuseppe Pavanello e Nico Stringa, un’esposizione che sembra completare una sorta di trilogia come quelle recenti di Napoli (che indagava il rapporto con l’antico) e Roma (la bellezza): Canova e la bellezza dell’antico quindi, ma anche Canova come straordinario contemporaneo annunciatore romantico.
In mostra si è potuto eccezionalmente ricreare l’ambiente programmato da Canova in palazzo Papafava, dove il confronto Antico/Moderno è portato alla sua massima essenza: “Apollo del Belvedere” a confronto con il “Perseo trionfante”, e il “Gladiatore Borghese”, altra opera celeberrima, a confronto con il “Creugante”. È il “teorema perfetto”. Per la prima volta le opere vengono inoltre esposte sui loro basamenti originali restaurati per l’occasione.
Restando alle sculture eroiche, la mostra propone un inedito: il gesso del Cavallo preparatorio del famoso gruppo Il “Teseo in lotta con il centauro” di Vienna. Per il corpo del centauro Canova studiò un cavallo in fin di vita. Il calco viene esposto per la prima volta in una mostra.
La mostra entra poi in temi dove il sentimento la fa’ da padrone, e dove emerge la modernità romantica: le stele funeraria (in mostra quella Falier e Volpato), omaggio al defunto, ma soprattutto meditazioni sulla figura femminile afflitta, siamo nel campo delle Maddalene; i gruppi gentili e amorosi (Amore e Psiche).
E ancora i ritratti, le incisioni, le celebrazioni canoviane, la fotografia, altri gessi e armi: un percorso ricco di oltre 150 opere, sviluppato in 11 sezioni.
Nella galleria dell’800, ultima sezione della mostra, non mancano le sorprese. Che tipo amore corrispose tra Antonio Canova e Marianna Angeli Pascoli, bellissima contessa trevigiana? Di certo, un piccolo cammeo con il ritratto di lui si adagia sul seno di lei, nel busto scolpito da Luigi Zandomeneghi.
L’effige della nobildonna si potrà ammirare all’interno della galleria, allestita al Nuovo Museo Bailo con progetto di Marco Rapposelli di Studiomas-Padova.
Il grande Scultore trevigiano sarà il protagonista della mostra ma non manca l’attenzione quindi al patrimonio civico. Non solo la galleria ma anche diverse opere inedite canoviane riemerse durante la preparazione della mostra, come un busto con il “Ritratto di Antonio Canova” di Antonio D’Este. E ancora, vere reliquie, il calco della mano e la maschera funeraria dell’artista. Un corpus di lettere inedite, e il grande libro con 86 incisioni canoviane donate dal fratello Giambattista Sartori Canova a Treviso nel 1837. E tanto altro.
Accanto, una sequenza di materiali canoviani che, raramente sono usciti dalle segrete stanze dei Civici Musei per essere mostrate. Tra essi, il prezioso bozzetto delle “Tre Grazie”, dove a ben guardare si potrebbero scoprire le impronte del maestro.
L’autore del busto dell’affascinante Marianna, immortala anche il Canova, in una erma in marmo e lettere bronzee di dedica. Poi ancora lo scultore in una delle versioni del celeberrimo “Ritratto dal vivo” del 1817- ‘18 dipinto da Thomas Laurence. Dai depositi museali esce per la prima volta anche la ampia medaglistica canoviana.
Naturale prosecuzione della mostra è la Galleria dell’800, che accoglie opere di grande interesse (Hayez, Zandomeneghi, Appiani, Quarena..), in un nuovo allestimento che valorizza il patrimonio civico, ma con una forte attenzione alle nuove tendenze e al multimediale, mai rinunciando alle fondamentali basi scientifiche.
Per informazioni: www.museicivicitreviso.it