L'Italia è un Paese dalle grandissime ed antichissime tradizioni e costumi che, fortunatamente, si trmandano di generazione in generazione e uniscono anche fra loro territori diversi anche nell'ambito di un sano campanilismo lungi dalle contrapposizioni dei giorni nostri.
Una tradizione molto sentita è quella che si lega all'ancestrale preparazione all'arrivo della stagione calda e indissolubilmente unita al mese di Maggio, molto sentita non solo in senso religioso ma più ampiamente in quell'accezione antropologica propria della nostra penisola.
Il calendimaggio è una tradizione viva ancor oggi in molte regioni d'Italia come allegoria del ritorno alla vita e della rinascita: fra queste il Piemonte, la Liguria, la Lombardia, l'Emilia-Romagna (ad esempio si celebra nella zona delle Quattro Province, ovvero Piacenza, Pavia, Alessandria e Genova), la Toscana, l'Umbria, le Marche e il Molise.
La funzione magico-propiziatoria di questo rito è svolta in maniera diversa ma è molto presente una questua durante la quale, in cambio di doni (tradizionalmente uova, vino, cibo o dolci), i maggianti (o maggerini) cantano strofe benauguranti agli abitanti delle case che visitano. Simbolo della rinascita primaverile sono gli alberi (ontano, maggiociondolo) che accompagnano i maggerini e i fiori (viole, rose), citati nelle strofe dei canti, e con i quali i partecipanti si ornano.
Grande valore,in particolare, è riservato alla pianta dell'ontano, che cresce lungo i corsi d'acqua ed è considerata il simbolo della vita e per questo spesso presente nei vati rituali.
Come già detto, oltre alcuni tratti religiosi che qua e la hanno preso piede e caratterizzano le varie situazioni di festa, si tratta di una celebrazione che ha radici profonde nei popoli dell'antichità molto integrati con i ritmi della natura, quali i celti (che festeggiavano Beltane), etruschi e liguri, presso i quali l'arrivo della bella stagione rivestiva una grande importanza.