Nella piccola cappella al piano nobile, mirabilmente restaurata, la Colonna nel vuoto di Ettore Spalletti quasi commuove, con il suo invito laico a guardare al cielo, opera testamento che è un capolavoro di poesia.
Qualche sala prima, gli straordinari arazzi di William Kentridge sono un'esplosione di vita e di colori, grandi carte geografiche che rimandano alla diaspora e al nomadismo sotto lo scheletro della grande volta in legno che i restauratori, volutamente, hanno lasciato scoperta a ricordo del terremoto che nel 2009 ha ridotto in macerie arte, palazzi e vite.
L'arte contemporanea irrompe festosa all'Aquila nel settecentesco Palazzo Ardinghelli, riportato al suo antico splendore grazie ai 7 milioni di euro donati dalla Federazione russa. E racconta tutta l'energia del nuovissimo Maxxi L'Aquila, che dopo la falsa partenza, un anno fa dovuta alla pandemia, il 30 maggio ha aperto finalmente al pubblico le sue porte.
"Non è una sede distaccata, questo è il Maxxi", sottolinea appassionata la presidente Giovanna Melandri, spiegando il progetto di un museo che ambisce ad essere "laboratorio, propulsore di cultura e di arte, contatti internazionali e con il territorio". Qui all'Aquila, promette, "porteremo i gioielli della collezione nazionale e tutte le anime del Maxxi che a Roma inaugurammo proprio il 28 maggio di 11 anni fa".
Accanto a lei c'è il ministro della Cultura Franceschini, a cui si deve l'idea di trasformare in un centro del contemporaneo il gioiello barocco appartenuto a una famiglia di banchieri toscani. E che oggi applaude il lavoro fatto, l'incredibile restauro, l'allestimento della mostra curata da Bartolomeo Pietromarchi e Margherita Guccione e non a caso intitolata Punto di equilibrio, perché è tutta un gioco di rimandi e citazioni, di visioni "al limite dell'utopia". In quelli che un tempo furono i saloni dei banchieri Ardinghelli, tanto ricchi e tanto colti da rivolgersi all'architetto romano Francesco Fontana per il restauro del palazzo simbolo del loro potere, le installazioni donate da otto grandi artisti contemporanei dialogano con le opere di tanti altri maestri, da Boetti a Cattelan, da Gabriele Basilico a Toyo Ito, Piero Manzoni, Maria Lai, tutte perle già nella collezione del Maxxi.
Succede così che in una grande sala dove si rimane senza fiato di fronte agli stucchi iperbolici di un maestoso camino, il gioco di piume di struzzo di Luca Trevisani dialoga leggero con quella sorta di surreale macchina del tempo che è la tela bicolore di Alberto Garutti, che sembra ferma e invece si muove, impercettibile e inesorabile come la vita che scorre. In un'altra sala le città di sale di Elisabetta Benassi, ispirate a Boccioni, richiamano al tema della conservazione e della tutela in un gioco di rimandi con Pistoletto, Boetti, Cattelan.
Ovunque tra pietre e stucchi, dallo scalone monumentale con gli intonaci originali e i dipinti sulle volte alle tante stanze di una dimora straordinaria, le suggestioni del contemporaneo si amalgamano e si rincorrono in un connubio continuo e felice di passato e presente. E se emoziona il lavoro di Spalletti, morto nel 2019 proprio mentre stava ultimando questo progetto, non sono da meno le visioni di Nunzio, Paolo Pellegrin, Stefano Cerio, Daniela De Lorenzo, fino alla giovane russa Anastasia Potemkina.
"Un altro gesto per non dimenticare, per andare avanti nella ricostruzione - commenta il ministro -. E anche una bella storia di condivisione nel tempo di un obiettivo", sottolinea ricordando la lista di nozze dei monumenti da aiutare che fu un'idea di Berlusconi nel G8 che si organizzò all'Aquila l'anno del disastro.
Tant'è, il banchiere Ardinghelli aveva voluto proprio qui il suo palazzo perché in questa piazza si affacciava una delle chiese importanti della città, quella Santa Maria Paganica, amatissima dagli aquilani, che a dodici anni dal terremoto è ancora sventrata, sorretta come un guscio vuoto dalle transenne di ferro. Un contrasto che prende allo stomaco.
È Pierluigi Biondi, sindaco della città, a farlo notare lanciando l'idea di un concorso "tra i dieci più grandi architetti del mondo" per ricostruirla. Franceschini annuisce.
Quelle rovine, ammette, "sono il segno di qualcosa che non funziona". E allora sì, va bene il concorso, dice, ma la priorità è un impegno comune per accelerare la ripresa. "Tanti lavori sono già finanziati, l'impegno del governo è concludere.
Il decreto Semplificazioni servirà anche a questo", assicura.
Palazzo Ardinghelli intanto risplende e non è il solo, il centro della città oggi è vivo. Tanto però resta ancora da fare, il ministro ne è consapevole: "Abbiamo preso un impegno, non bisogna rallentare".
Fonte: ANSA