“Le 88 fotografie in mostra – afferma il curatore Sandro Parmiggiani –, tutte provenienti dal fondo Cerati presso lo CSAC di Parma che le presta per l’occasione, ritraggono personaggi che lei ebbe modo di frequentare: scrittori (Calvino, Pasolini, Marquez, Vargas Llosa, tra gli altri), artisti, architetti, gente del teatro (memorabili una serie di immagini del Living Theatre con le tipiche contorsioni dei corpi e dei volti). Altrettanto significativi sono i nudi di donna in bianco e nero, sorprendenti e affascinanti perché si coglie quanto diverso sia lo sguardo femminile sul corpo della donna rispetto a quello maschile – interessato, quello femminile, all’armonia delle forme e non, come avviene spesso in quello maschile, alla rapacità della visione che prelude a una ‘conquista’ – e i paesaggi, soprattutto quelli delle Langhe, che evocano le atmosfere di Cesare Pavese e di Beppe Fenoglio e che sono in sintonia con le ricerche sul segno nell’arte e nella fotografia degli anni Sessanta.”
È arduo stringere in una definizione l’attività di fotografa di Carla Cerati. Occorre, innanzitutto, mai dimenticare la specificità di Carla Cerati, donna, che, quando alla fine degli anni Cinquanta, sposata e madre di due figli, s’inoltra nella fotografia, sente che andarsene a guardare il mondo attraverso l’obiettivo della macchina fotografica è lo strumento per “uscire dalla gabbia”.
“Fotografare”, ha confessato la Cerati, “ha significato la conquista della libertà e anche la possibilità di trovare risposte a domande semplici e fondamentali: chi sono e come vivono gli altri? Lavorano? E se sì, dove lavorano? Quali sono i mestieri, le professioni e i luoghi in cui le svolgono? Come trascorrono il tempo libero?”. Si è trattato dunque, per Carla Cerati di valicare un confine, di oltrepassare un limite, per andare verso l’altro da sé.
Ciò che non possiamo dimenticare, davanti alle fotografie di Carla Cerati, è che lei è riuscita a tenere assieme l’ansia del fotoreporter – Carla è stata anche questo – di afferrare un evento, prima che sia inghiottito nelle fauci del tempo, e il rigore, la ricerca formale che fin dagli esordi (le immagini del 1960 della messa in scena di ‘Aspettando Godot’ e del saggio finale delle allieve della Scuola di Danza del Piccolo Teatro) lei insegue e fissa nei suoi scatti.
Organizzata da Antea in collaborazione con la Provincia di Parma e dal Gruppo Fotografico Color’s Light le mostre si inseriscono nel programma di ColornoPhoto Life un evento di cultura fotografica che offre agli appassionati di ogni livello l’occasione di esporre le proprie opere al fianco di quelle dei maestri e vedere le tendenze in atto nell’ambito della fotografia nazionale.