C’è un’immagine che potrebbe racchiudere il senso di questo articolo: è quella del gagliardetto che vedete nella fotografia; con caratteri eleganti e un po' vintage ci informa che nel campionato di serie C degli anni 1964-65 giocava in Toscana una squadra di pallavolo (ancora nessuno parlava di volley) che si chiamava Dopolavoro Aziendale SIP-TETI!
Beh, non male come modo di promuovere quelle “attività di natura sportiva” che oggi sono fra gli scopi del Cralt: a metà degli anni 60 accadeva che un dopolavoro aziendale giocasse la serie C (e poi anche la B), quasi ad anticipare quell’eccellenza sportiva che ancora oggi è presente nel nostro Circolo, in regioni ed in discipline diverse.
E se quella avventura fu possibile non è per caso, la si deve ad una persona con nome e cognome: Aldo Bellagambi, un grande. Un grande collega in quella azienda (prima Teti, poi SIP) che permise lo sviluppo delle comunicazioni in Italia ed un grande uomo di sport nel mondo della pallavolo (giocatore e allenatore in seria A, poi allenatore della nazionale femminile e infine consigliere federale).
Che sia stato un grande lo dicono vecchie foto in bianco e nero, ma soprattutto i numeri: i 5 scudetti di serie A maschile vinti – in campo ed in panchina- con la Ruini, lo scudetto vinto nel massimo campionato femminile allenando la Valdagna (è l’unico coach che sia riuscito a vincere lo scudetto in tornei maschili e femminili), i 10 anni con la maglia azzurra a schiacciare sui parquet di mezzo mondo e le oltre 150 partite seduto (quasi mai, sempre in piedi) sulla panchina dell’Italia femminile.
Aldo fu persona in grado di conciliare attività sportiva e lavorativa nella SIP di allora, riuscendo a farle confluire entrambe in quell’esperienza dopolavoristica riportata nel gagliardetto, che pare vedesse -agli antipodi del mondo dello sport business di oggi- anche qualche altro campione di serie A affiancarlo in sfide che ci piace immaginare costituissero quasi un momento di “evasione” per quegli atleti, abituati ad altri match in altri campi di gioco.
Un monumento dello sport, con quei quasi 2 metri di altezza che lo rendevano inconfondibile anche sul lavoro assieme ad un’altra caratteristica rara: all’immagine di squisito aplomb britannico si accompagnava un sulfureo senso dell’umorismo toscano, in un mix incredibile che mi permise, in anni lontani, di sentirlo mandare a quel paese un interlocutore, rigorosamente dandogli del lei!!
Aldo qualche settimana fa se ne è andato, chissà se brontolando come qualche testimone racconta facesse spesso “vivacemente” sul campo, pur cambiando registro una volta che – è storia- con la squadra femminile sotto per 0 a 2, chiamò il time out che trascorse guardando una per una le atlete, senza pronunciare una sillaba. Ah, il match poi le sue giocatrici lo vinsero 3 a 2.
Semplicemente ci pareva giusto gli arrivasse un saluto anche da noi del Cralt: grazie ancora eh, Aldo, per quel gagliardetto!